Ho deciso di iniziare questo post partendo dai seguenti quesiti:
Possiamo “rompere” un limite?
Se sì, come?
Quanti di voi si sono posti queste domande e quanti di voi sono riusciti in questo intento o, diversamente, hanno dovuto ripiegare accettando come “vero” quel limite?
Uno degli aspetti più interessanti e che mi ha sempre incuriosito riguardo questo fenomeno, sicuramente, sta nel comprendere come mai a volte, in determinate situazioni, si riesca a rompere un limite, mentre in altre il limite stesso venga ritenuto impossibile da oltrepassare e quindi accettato.
Queste domande rappresentano la base da cui nasce la comprensione che conduce alle risposte!
Nelle arti marziali la continua ripetizione di un movimento, una tecnica o una combinazione porta al miglioramento del movimento stesso, fino a renderlo fluido, perfetto e senza sbavature.
In pratica si esercita la forza di volontà per ottenere e/o migliorare un risultato o una performance.
Possiamo giungere ad uno stato mentale di quiete assoluta durante l’esecuzione del movimento?
Possiamo veramente risolvere un conflitto interno?
Spesso si sente dire: “volere è potere!”, ma ne siamo veramente convinti?
Se questo assunto fosse vero per tutti e sempre, non avremmo i problemi che abbiamo o più semplicemente il mondo non sarebbe come l’attuale…
La forza di volontà non è detto che funzioni sempre, anche se volete! (Scusate il gioco di parole.)
Faccio un esempio: avete un mal di testa e vorreste passasse subito, ma non passa…(la sola forza di volontà in questo caso non basta); in altre parole volete ma non potete farci nulla, nella maggior parte dei casi siete costretti ad accettarlo, per poi prendere una pasticca ed aspettare che cessi.
In realtà che sia il perfezionamento di una tecnica o una semplice fine di un mal di testa, non è mai un discorso di volontà, bensì un discorso di attenzione: è infatti grazie a dove convogliamo il nostro flusso di attenzione che manifestiamo la vita che abbiamo!
Se dirigiamo e manteniamo con costanza il focus su quello che è il nostro obiettivo, creiamo le condizioni necessarie e sufficienti a manifestarlo, niente di più niente di meno.
Possiamo avere tutta la forza di volontà del mondo, ma non basta, serve essere attenti a qualsiasi tipo di pensiero che facciamo e sapere dove indirizzare l’attenzione.
Il nostro sport è l’esempio più appropriato che dimostra quanto detto, infatti è impensabile salire sul ring col dubbio di essere o non essere all’altezza, andremmo incontro ad un massacro!
Perchè molte volte non riusciamo a dirigere la nostra attenzione verso pensieri evolutivi, diversi da quelli comuni, in grado di generare domande di ben altra qualità?
Per rispondere a questa domanda, come promesso in un precedente articolo sul benessere, ci viene in aiuto l’acqua!
Sappiamo tutti che siamo fatti per circa un 75% di acqua e quando nasciamo, a partire dal feto, attraverso l’acqua stessa vengono passate una serie di informazioni, meglio conosciute come memorie di specie: caratteristiche genetiche che derivano dai genitori, che a loro volta hanno ereditato dai nonni, ecc, ecc…
In pratica come se fosse un hard-disk, il feto, attraverso l’acqua, registra una serie di caratteristiche fisiche ed emotive mediante un vero e proprio scaricamento di un file, che in questo caso prende il nome di memoria cromosomica! A tre anni l’operazione di copiatura da parte delle memorie sull’acqua termina e compare l’io-conscio o io-mentale, comincia così a formarsi il carattere o meglio la predisposizione impressiva ad attenzionare determinate catene di pensieri con relativa sequenza emotiva piuttosto che altre.
Dunque l’acqua non è semplicemente un elemento in grado di garantire la corretta idratazione del nostro organismo, il buon funzionamento degli organi, lo scambio di nutrienti a livello cellulare, ecc…ma, di fatto, una vera e propria memoria in grado di registrare ogni tipo di informazione.
Del resto non sono il solo ad affermare ciò.
Qualcuno di voi forse ha già sentito parlare di un certo Masaru Emoto
(“Il miracolo dell’acqua” di M. Emoto, Ed. Punto d’incontro);
in questo libro, arricchito di immagini delle molecole d’acqua effettuate con microscopio elettronico, è possibile osservare e notare la struttura della molecola d’acqua, composta da tre assi (tra l’altro in rotazione che non a caso forniscono una memoria tridimensionale!): vedi il classico fiocco di neve…
Tuttavia non intendo parlare di lui e qualora qualcuno volesse approfondire, basta cliccare sul titolo del libro o effettuare una semplice ricerca su internet.
Questa faccenda è estremamente importante, perché di fatto nasciamo con un “sistema operativo” già pre-impostato, con delle caratteristiche sia nel bene che nel male già decise dai nostri avi, ma non scelte da noi e che andranno a costituire gran parte delle nostre credenze!
Perciò, tornando al discorso iniziale riguardo i limiti, possiamo affermare che molti dei nostri limiti, in realtà, siano già stati accettati da qualcun’ altro della nostra “linea di sangue” che, in un certo senso, ha condizionato la nostra attenzione ad esser maggiormente attratta da determinate sequenze di pensieri con relativa sequenza emotiva, tradotto: vuoi essere fico come il Fonzie della situazione, ma hai una linea atavica costituita da sfigati?
Molto probabilmente manifesterai con particolare frequenza situazioni di sfiga e nel tempo accetterai come vera questa condizione; ”triste ma vero” direbbe James Hetfield in una nota canzone dei Metallica.
Non solo, attraverso il sistema sensoriale del tatto, più precisamente mediante le impressioni (pressioni interne) condizionate dalle memorie di specie, al manifestarsi di un dolore o di una paura o di un pensiero ossessionante vi accorgete perché l’attenzione si focalizza in un punto preciso, segue una constatazione della evidenza dei fatti, seguita dall’accettazione perché logica e razionale con l’assunto di partenza, a questo punto avviene la manifestazione del dolore o problema.
E’ una sequenza velocissima, che avviene in decimi di secondo, difficilmente ce ne accorgiamo, anche perché siamo registrati in modo abituale, come tutti….e tale sequenza viene registrata o meglio ricordata dalla nostra acqua nel modo in cui è stata eseguita, obbligandoci così ad eseguirla ogni volta in quel modo!
Cosa succede se decidessimo di effettuare una non-accettazione di una sequenza simile?
Succederebbe che l’intera sequenza non verrebbe registrata, anzi l’acqua registrerebbe questa anomalia come la capacità di interrompere una sequenza emotiva direttamente collegata al “file” memorie cromosomiche: come in TV, quando viene censurata una parte di discorso con un “beep”… continue interruzioni renderebbero incomprensibile il discorso stesso e quindi inefficace.
A questo punto sì che viene in aiuto la forza di volontà, ossia nel persistere con questo atteggiamento, affinché si possa liberare l’attenzione da un pensiero limitate: dopo 3 settimane di pratica avremo creato un’abitudine.
Come?
Nel primo articolo abbiamo visto come il nostro cervello non sia in grado di distinguere tra reale e immaginato: in entrambe i casi possiamo rendere vera (per noi) un’esperienza, perciò se distrattamente succede di registrare una accettazione che vogliamo cambiare è necessario registrare nuovamente la scena, ovviamente con l’esito diverso, ossia la non-accettazione!
Alimentiamoci con domande volte alla soluzione del problema, cioè di carattere evolutivo e non rivolte alla semplice constatazione/accettazione del problema stesso!
In questo modo andremmo a modificare di fatto la struttura della nostra acqua, che inizierà a copiarci nel modo in cui desideriamo…
Ricordo che anche l’intero pianeta è costituito prevalentemente da acqua…e sapete cosa potrebbe succedere se una buona parte della popolazione (di fatto già presente!) attraverso questo tipo di comprensione giungesse a una simile esperienza?
Vi invito a trovare la risposta nell’ormai noto: effetto centesima scimmia!
Spero di averti fornito maggiori spunti su cui riflettere e, soprattutto, su cui poter fare esperienza per verificarne, a livello personale, la veridicità di quanto detto.
Del resto come scritto nella “home-page”:
Un limite non è mai qualcosa di impossibile, bensì qualcosa che credi sia impossibile.
Se il limite osservi, il limite ottieni!
A cosa credi adesso?….
Ottima sintesi su come aumentare le proprie capacità, bravo Diego
Grazie Stefano, proprio una sintesi…. 😉